L'aumento dell'offerta di immobili in affitto, contribuisce
ad una riduzione generalizzata dei prezzi per via delle maggiori possibilità di
scelta e dell'aumentata concorrenza sul mercato.
La maggior richiesta, dovuta a:
- credit crunch ipotecario;
- auto selezione di aspiranti mutuatari che non si ritengono in linea con i parametri degli Istituti di Credito;
- mercato della casa in recessione e caratterizzato da un calo continuo e consolidato delle quotazioni;
- prospettive tutt'altro che rosee per il futuro (non solo in riferimento al mercato immobiliare);
va in controtendenza.
Analizzando la situazione su due piedi, per quanto riguarda
il calo dei canoni di locazione, il primo fattore sembra predominare sul
secondo, ma se allarghiamo l’orizzonte, ci accorgiamo che:
- la tassazione sul mattone non permette alle abitazioni locate di essere redditizie come un tempo;
- la messa in vendita dell’immobile (alternativa alla locazione), oltre a scontare quotazioni di mercato al ribasso, comporterebbe una forbice fra prezzo richiesto e prezzo di realizzo di circa il 15%;
- il rischio di credito (inteso come la possibilità per il proprietario di non riscuotere il credito e quindi il canone stabilito) è aumentato nel tempo, basti pensare all'aumento delle sofferenze bancarie.
Risultato? Meglio accontentarsi affittando ad un canone
inferiore.
In questo modo si ridurrà il rischio di morosità dell'inquilino
e l'affitto, anche se non redditizio come un tempo, oltre a permettere di condividere con l'inquilino il costo vivo
dell'immobile, permetterà di temporeggiare sulla messa in vendita in attesa di
tempi migliori.
Come si dice…meglio
un uovo oggi che una gallina domani.